Febbraio, è il momento degli auguri!
Cosa c'entra il mio compleanno con il libro Lezioni sulla Felicità, con lo spettacolo La Nuit se lève e con le date di tournée?
“le persone con le relazioni umane più soddisfacenti all’età di 50 anni, erano quelle col miglior stato di salute (fisico e mentale) a 80.”
Questo breve estratto fa parte di The Good Life, libro scritto da Waldinger e Schulz, tradotto in italiano come Lezioni sulla Felicità Si tratta dello studio più longevo al mondo sulla vita umana, iniziato nel 1938 e ancora in corso, in cui è stato seguito lo sviluppo della vita di oltre 750 uomini, alcuni erano entrati ad Harvard, altri invece nati a Boston in condizioni disagiate. Uno studio iniziato con l’analisi della vita di decine di uomini bianchi e neri, poveri e ricchi, che ha via via coinvolto anche le loro mogli e figli, raggiungendo circa 2.000 persone che hanno risposto per anni a questionari, interviste, condiviso cartelle cliniche, stati d’animo e pensieri.
Un lungo viaggio scientifico per capire quale sia l’ingrediente che determina una vita serena, che faccia sì una vita possa definirsi “di successo”.
“come esseri umani abbiamo bisogno di amore, di legami e di un senso di appartenenza”
Quell’ingrediente è proprio la qualità delle nostre relazioni umane, ovvero i rapporti che creiamo e coltiviamo con le persone a noi più vicine, quelle con cui interagiamo spesso e persino quelle con gli sconosciuti incontrati sul treno o in coda alla posta.
Questo punto in particolare mi ha colpito perché da sempre sono convinta che la qualità di un mio viaggio, ad esempio in treno, sia maggiore se mi isolo leggendo un libro, ascoltando musica, evitando insomma che qualcunə mi attacchi bottone. In realtà gli studi dimostrano che interagire con sconosciutə è estremamente salutare, allena l’empatia, aumenta l’autostima, fa bene all’umore e diminuisce il senso di isolamento. Negli ultimi giorni ho seguito il consiglio ed iniziato a sorridere di più alle persone sconosciute intorno a me, a scambiare volentieri due parole prima di salire in aereo o mentre aspetto il mio turno in fila in farmacia, a fare in sostanza quel che facevamo un po’ tuttə 25/30 anni fa, quando gli schermi non avevano ancora completamente assorbito la nostra attenzione, ovvero la cosiddetta “chiacchiera”. E devo ammettere che negli ultimi viaggi in cui ho messo in pratica questa apertura, oppure ho salutato entrando in un negozio, ho sorriso per prima, ho prestato attenzione al tenere una porta aperta al prossimo che passa dopo di me, nonostante magari io vada di fretta, mi hanno fatta sentire bene, rilassata, persino meno sola.
Nel libro si trovano anche le risposte ai questionari dello Studio di Harvard, risposte che permettono di analizzare quali accadimenti nella vita di quegli uomini e quelle donne, abbiano contribuito a modificarne la qualità della vita; ci sono tabelle che possiamo compilare noi lettorə per analizzare la quantità e la qualità del tempo che dedichiamo ad esempio aə nostrə carə; esercizi che in pratica servono ad alzare lo sguardo - dal nostro schermo? - per avere una prospettiva sul futuro: “quanto tempo dedico di solito a X? E quanto tempo quindi mi resta da qui a 20 anni se lo vedo due volte al mese o una all’anno?”… Un modo per toccare con mano la qualità del tempo che investiamo con le persone, e la quantità di tempo che invece passiamo distratti da tutt’altro.
Ho comprato il libro convinta potesse ispirarmi nella scrittura del mio nuovo spettacolo, ed in effetti è così, ma a mia grande sorpresa, e alla soglia dei miei 55 anni - il prossimo 16 febbraio - devo ammettere che è stato anche un’occasione utile per riflettere sulla qualità delle mie relazioni umane create e vissute in questa mia prima grossa parte della vita. Una riflessione su chi mi è accanto, su quante splendide persone io abbia intorno, e sulle quali io possa contare, regalandomi alla fine la certezza di avere ottime possibilità di raggiungere felice i 100 anni!
“malgrado tutti i cliché sulle persone anziane scontrose e irascibili, le ricerche mostrano che gli esseri umani non sono mai più felici come negli ultimi anni della loro vita.”
La Nuit se lève o dell’incesto
Mélissa Zehner, autrice e regista, nonché una delle cinque straordinarie interpreti sul palco, racconta: “Dopo aver ascoltato un podcast che smantellava la fabbrica del silenzio attorno all’incesto, ho voluto fare qualcosa per poter dire quelle violenze senza però che il pubblico se ne sentisse aggredito, ma anzi che potesse provare empatia, o riconoscersi, oppure vi trovasse uno spazio di liberazione”
La Nuit se lève è lo spettacolo che ho visto l’altra sera al Théâtre de la Villette a Parigi, sul tema dell’incesto. Avevo già visto nei mesi scorsi “Les chatouilles” (il solletico) di e con Andrea Bescond, sull’abuso sessuale vissuto da bambina ad opera di un amico di famiglia e “Va aimer” di e con Eva Rami, sull’incesto subito da parte del nonno, entrambi spettacoli con più personaggi per un’attrice sola (tipo i miei per intenderci) autobiografici, nonché vincitori del prestigioso Premio Molière.
In quest’ultimo invece in scena ci sono cinque giovani donne. Quattro vittime di incesto, tra cui due sorelle e la psicologa che le segue in ospedale prima e come Presidente di un’associazione di persone “incestate” poi. (metto le virgolette perché la parola italiana sembra non esistere, la traduco quindi letteralmente dal francese)
Prima che iniziasse lo spettacolo, una maschera ha fatto il solito annuncio sullo spegnimento dei cellulari e poi ci ha informato che quanto riportato in scena era frutto di un lavoro di creazione e non di esperienze dirette delle attrici, ma visti i contenuti e il forte impatto emotivo che poteva provocare lo spettacolo, la Compagnia aveva allestito nella hall uno spazio “cocooning” (di protezione, di coccola) dove potevamo andare per riprenderci e in cui era anche disponibile gratuitamente una psi con cui parlare.
Confesso di esser rimasta sorpresa dall’annuncio, ma quando lo spettacolo è finito, ho capito perché. E’ stato molto faticoso alzarmi fisicamente per la standing ovation, non riuscivo a smettere di piangere, ero letteralmente sconvolta, non sentivo più le gambe, ho quindi approfittato volentieri di quello spazio di cocconing, ho voluto abbracciare l’autrice, dirle grazie, parlare con lei, addirittura scroccare una sigaretta che mi ha bruciato il petto, causarmi cioè un dolore per scacciarne un altro.
Non sono vittima di incesto - almeno credo, visto che questo trauma può rimanere sepolto in noi per decenni - ma in scena ho rivisto le care amiche che lo sono state. Donne che nella loro infanzia sono state abusate più volte dal padre, dal patrigno o dal fratello. Violenze sessuali che accadevano soprattutto di notte, magari la sera prima di addormentarsi (ti porto a fare la nanna), o durante il sonno che veniva puntualmente interrotto.
In scena le violenze fisiche vengono raccontate pochissimo come azioni, per esserlo soprattutto come conseguenze che l’incesto comporta. Donne giovani che hanno sviluppato nell’infanzia - e che possono ancora avere - disturbi del sonno, disturbi alimentari, comportamentali, dipendenze da sostanze stupefacenti e da alcol. Le due sorelle in scena ad esempio ci raccontano dell’odio una per l’altra, prima l’odio di una verso quella che non subisce la violenza, poi l’odio di quella rimasta sola perché la prima è andata a studiare lontano destinando lei a nuova vittima del padre. Le tensioni tra le due sulle modalità differenti nell’affrontare il trauma: chi vuole denunciare e chi no, per non sentirsi responsabile del dolore che ciò causerà alla madre ignara, o peggio negazionista.
Negare la violenza da parte di chi circonda le vittime è raccontato come prassi comune e come ulteriore fonte di sofferenza, di senso di inadeguatezza, di colpa. I nonni che ti insultano, i parenti che pensano tu abbia avuto un comportamento “da puttana”, a 8 anni. A 8 anni una puttana. Le madri che negano la gravità “un dito, un dito mica è violenza”, il giudizio della società in cui viviamo, una società impregnata dai dogmi della Pedagogia Nera per cui se ti è successo è perché “te la sei andata a cercare”, “lo hai provocato”, oppure “non è successo niente”.
La figura della psicologa in scena è l’incarnazione di chi crede alle vittime e se ne fa portavoce. E’ lei a fornire i dati e una lettura importante sull’omertà che circonda l’incesto: in Francia 1 bambino su 10 ne è vittima, ovvero in una classe di 30 allievi, 3 sono incestati; il XIX secolo è stato quello peggiore per le donne, il più misogino, grazie anche a Freud che sconvolto dal numero incredibile di pazienti che in seduta gli parlavano di atti incestuosi subiti dal padre, ha preferito pensare fosse impossibile ce ne fossero così tanti e sostenere piuttosto fossero isteriche o soffrissero del famoso complesso di Edipo. Complesso che ad inizio spettacolo viene ricordato con un particolare sempre taciuto: Laio, il marito di Giocasta ucciso da Edipo, è stato colpevole di incesto su un bambino che poi si è suicidato.
Nel mio spettacolo INFANZIA FELICE uno dei personaggi racconta di esser stato vittima di incesto da piccola, un piccolo accenno per raccontare uno dei tanti aspetti, se non il più violento, della Pedagogia Nera a danno dei bambini, ma. Ma quando sono uscita dal teatro l’altra sera, mi sono resa conto che mentre in Francia se ne parla, gli spettacoli a tema vincono premi, le autrici che pubblicano saggi vincono riconoscimenti prestigiosi, che la società civile ne parla sempre più, e si avverte l’urgenza di proteggere meglio le giovani generazioni dalle violenze sessuali e sessiste, in Italia cosa succede?
Un’amica mi ha detto che nell’editoria italiana il tema incesto è “respingente”, non si pubblicano libri che ne parlano, in teatro non ricordo spettacoli che portino la voce delle vittime di incesto e nemmeno i nostri politici, presenti e passati, hanno mai fatto qualcosa in proposito. Anzi, oggi fanno ancora peggio, come la regione Liguria che delibera 220.000€ per finanziare iniziative sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole solo se eseguite esclusivamente dalle diocesi (!). Esatto, sì, dalla Chiesa Cattolica, ovvero da persone famose per il loro lungo curriculum di violenza sessuale sui minori.
Grazie ad un recente scambio con alcune follower sul tema, leggendo la definizione di incesto data da Treccani, ho capito che in Italia prevale ancora il pensiero che incesto sia per lo più una relazione sessuale tra consanguinei, suggerendo questa sia consensuale. Ma tra un padre e una figlia di pochi anni, o la stessa e un nonno di 70, tra un fratello di 15 e la sorella di 8, cosa ci sarebbe di consensuale? Credo la parola incesto dovrebbe raggiungere una connotazione fortemente negativa e problematica, dovrebbe suscitare lo stesso livello di orrore - se non peggio - delle parole: abuso sessuale su minori, stupro o pedofilia.
L’aggravante infatti è che l’incesto è compiuto da un membro della famiglia, da un adulto di riferimento, da qualcuno che vive con noi, che dovrebbe accudirci, proteggerci, amarci. Gli studi equiparano il trauma che ne deriva alla tortura ed è indicato come una delle cause di morte precoce.
Le mie amiche oggi sono vive per fortuna, hanno pagato e pagano ancora un prezzo altissimo, dalla rottura dei rapporti familiari alla condanna e al giudizio costante della società che non vuole credere loro oppure vuole minimizzarne la violenza subita. Altre donne invece non ce l’hanno fatta, come succederà ad una delle protagoniste dello spettacolo. Parlarne può aiutarne altre a non sentirsi sole, a incoraggiare una presa di consapevolezza e di responsabilità da parte della società tutta, portando un salutare cambio culturale. Io continuerò a farlo, nella convinzione che il XIX secolo e la sua visione di Lolita, possano sparire una volta per tutte.
Calendario
Ecco un breve recap delle mie date nel mese di febbraio (sul calendario del mio sito trovi tutti i link) Stanno già arrivando richieste per l’estate e il prossimo inverno: Genova, Parma, Ferrara, Brescia, Pesaro… sono solo alcune città in cui potremo (ri)vederci tra giugno e novembre. 🤓
1+2 febbraio Pisa Teatro Nuovo STAI ZITTA #soldout
10 febbraio Trento Teatro San Marco AFFARI DI FAMIGLIA
16 febbraio Napoli Teatro Bolivar STAI ZITTA! (sarà il mio compleanno, pastiera gradita pls!)
22 febbraio Milano Laboratorio sull’Empatia (aperto a chiunque, pochissimi posti rimasti!)
25 febbraio Latisana (UD) Teatro Odeon STAI ZITTA!
26 febbraio San Vito al Tagliamento (PN) Auditorium Civico STAI ZITTA!
28 febbraio Camponogara (VE) Teatro Dario Fo VECCHIA SARAI TU!
Codice sconto: inserite PIACEREDENARO nella fase di acquisto dei biglietti per Piacere, Denaro! il prossimo 26 marzo a Bologna, Teatro Dehon
Angolo della Biutezza
Biutezza – per chi ancora non lo sapesse - è la storpiatura della parola “bellezza” e di solito uso questo spazio per metter una lista delle cose che ho amato di più nel mese appena trascorso: libri, serie TV, film, podcast etc. sperando possano piacere anche a te.
Stavolta, eccezionalmente uso questo spazio per rispondere invece alla domanda contenuta nel sottotitolo: cosa c’entra tutto quello che ho scritto finora con il mio compleanno?
“tra i partecipanti allo Studio di Harvard, gli adulti più felici e più soddisfatti erano coloro che avevano trasformato la domanda “Cosa posso fare per me?” in “Cosa posso fare per le persone che mi circondano?”
Ecco nel mese appena trascorso ad andare su e giù per l’Italia con STAI ZITTA! le persone che mi hanno aspettata a fine spettacolo per un abbraccio, per mostrarmi il libro Pedagogia Nera appena comprato o per dirmi i tanti km fatti per raggiungermi (ad es 300km a/r!) e vedermi finalmente dal vivo, mi hanno fatto toccare con mano la biutezza immensa che deriva dal chiedersi: “cosa posso fare per le persone che mi circondano?”
Continuerò quindi a scrivere, fare spettacoli, divulgare sulla Pedagogia Nera, perché farlo per voi, permette a me di arrivare felice ed in salute a questi miei primi 55 anni ❤️