Me lo dicevano soprattutto da bambina, dovevo stare zitta perché non sapevo, perché avevo detto una cretinata - a giudizio dell’adulto che l’aveva ascoltata - perché volevo dire la mia, perché mi ribellavo ad un’ingiustizia, ad una violenza, stai zitta, quel che dici, pensi, provi o sei, causa fastidio. Spesso imbarazzo.
Si sa che i bambini non hanno filtri, quello che vedono, che pensano, che provano, lo buttano fuori, lo dicono, lo manifestano. Imparano però presto che non si fa, che non è educazione, che è meglio tenerlo per sé, che è meglio star zitti.
Nel caso delle bambine l’imperativo é più forte e continua ad essere usato anche in età adulta. Nella cronaca recente abbiamo letto diversi episodi in cui alle donne è stato intimato di stare zitte, soprattutto quando mettono in difficoltà i colleghi uomini che invece di argomentare preferiscono urlare un bel “stai zitta!”
Come successe a Morelli con Murgia, che glielo ordinò in diretta radiofonica, non riuscendo a controbattere con altrettanta intelligenza, alle osservazioni sulla sua sconcertante affermazione legata alla cosiddetta “radice del femminile”.
Uno degli effetti che un ordine simile può sortire, è che si faccia esattamente il contrario, come fu nel caso di Murgia che non solo continuò a rispondergli, ma ci scrisse pure un saggio. Ho capito negli anni che succede anche a me, più mi zittisci, più troverò il modo di parlare, di fare arrivare la mia voce, il mio pensiero. Che passi da uno scritto o da uno spettacolo teatrale, io non starò zitta.
E’ questo atteggiamento che mi ha fatto abbracciare l’idea di Valentina Melis di mettere in scena il saggio “STAI ZITTA!” Lei ne aveva già parlato a Michela, della sua volontà di fare uno spettacolo femminista coinvolgendo me e Teresa Cinque. Michela ne fu subito entusiasta, incoraggiandoci da subito e così da quasi un anno lo portiamo in giro per i teatri con la regia illuminata di Marta Dalla Via.
Da subito però lo spettacolo ha iniziato la tournée con i teatri già sold out, teatri tra l’altro con grosse capienze come il Puccini di Firenze, il Cristallo di Bolzano, il Carcano di Milano.
La cosa mi aveva subito colpita, perché sì, ho già creato e girato con spettacoli che facessero sold out, ma di solito ciò avviene grazie al passaparola, dopo che lo spettacolo ha fatto qualche data e visto che piace, si sparge la voce quindi appena esce una replica, questa esaurisce subito i biglietti.
STAI ZITTA! invece è andato sold out anche mesi prima di iniziare a girare, laddove poi lo spettacolo è ad ingresso gratuito, abbiamo visto esaurire i posti in meno di un’ora, anche in teatri da 500/700 posti.
Non sto parlando di uno spettacolo con attrici televisive da Oscar, né di uno spettacolo con effetti speciali, magari firmato da un prestigioso regista teatrale straniero, che attirerebbero facilmente un pubblico numeroso. Quindi come mai tanto successo?
Pensandoci, il motivo più evidente può essere il bisogno di continuare ad ascoltare le parole di Murgia, soprattutto in questo periodo storico, ora che lei non c’è più fisicamente. E in questo momento il teatro è l’unico a poterlo soddisfare, oltre ai suoi libri.
Ma laddove il pubblico non è già avvezzo ai testi e alla figura di Murgia, ho l’impressione accorra numeroso per un altro motivo ancora, ovvero il bisogno viscerale e sempre più diffuso di non voler più stare zitti e zitte di fronte a certa violenza, e anche di sapere non esser le e i sole/i a volerlo.
Ho amato infinitamente questo spettacolo. Grazie.
Più ce lo dicono e più noi facciamo il contrario!